La medicina genere-specifica arriva al Parlamento europeo

Lo scorso 27 giugno si è tenuta al Parlamento europeo di Bruxelles una importante Tavola rotonda promossa dalle Deputate Elena Gentile (Europa) e Paola Boldrini (Italia) dal titolo “Towards a gender sensitive medicine: matters, tools and policies. Good practices from Italy and Germany”. All’incontro erano presenti molti rappresentanti italiani e di altri Stati membri che si occupano da anni di medicina di genere.

Obiettivo dalla riunione è stato capire quali passi fare per promuovere la medicina di genere nelle politiche sanitarie degli Stati membri UE e sintetizzare le buone pratiche sia italiane sia tedesche di una medicina sensibile e attenta alle differenze di sesso e genere.

Per l’Italia erano presenti, tra gli altri, Flavia Franconi (Dipartimento delle Politiche della Persona, Regione Basilicata; Università di Sassari), Teresita Mazzei (Università degli Studi di Firenze), Erica Villa (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia), Valeria Manicardi (Gruppo Donna Associazione Medici Diabetologi), Alessandra Carè (Centro di Riferimento per la Medicina di Genere, ISS), nonché una folta rappresentanza dell’Università di Ferrara: Roberto Manfredini, Michele Rubbini, Tiziana Bellini e Fulvia Signani, che hanno presentato le proprie “buone pratiche” per la divulgazione della medicina di genere sul territorio nazionale e in altri Paesi. A partecipare all’evento sono stati invitati i rappresentanti di diverse istituzioni, accademiche e politiche. Unica azienda farmaceutica invitata è stata Novartis, in virtù del suo impegno nella medicina di genere, sia nella ricerca, sia nella promozione di iniziative come la pubblicazione dell’IJGSM, “l’unica rivista italiana dichiaratamente attenta alla medicina di genere”.




La Germania era rappresentata da Vera Regitz-Zagrosek (Director Berlin Institute of Gender in Medicine Center for Cardiovascular Research, Charité University, Berlino), che ha da poco accettato di far parte dell’Editorial Board dell’Italian Journal of Gender Specific Medicine.

L’iniziativa, partita dalla proposta di legge (3603 del 12/02/2016) di Paola Boldrini al Parlamento italiano, per favorire la diffusione e applicazione della medicina di genere, ha trovato la Deputata europea Gentile disponibile a fare da portavoce e a estendere il dibattito sul tema per valutare l’interesse e il punto di vista della Commissione Europea. L’analisi dettagliata, da parte di Boldrini, dei contenuti della PdL italiana, ha costituito punto nodale dell’incontro a cui ha preso parte con interesse anche Isabel De La Mata Barranco, Principal Adviser della Commissione Europea della Sanità. Tutti i presenti hanno lanciato un appello alle istituzioni affinché collaborino per inserire questa nuova visione della medicina nella ricerca, nella formazione e nella comunicazione, anche con proposte pratiche.

Con l’esposizione a Bruxelles, l’On. Gentile mira a realizzare un documento di sintesi da proporre al Parlamento e alla Commissione Europea come base per l’elaborazione di policies e progetti europei per diffondere un approccio di genere nelle politiche per la salute degli Stati membri. “Mi auguro”, afferma Gentile, “che questa iniziativa aiuti a comprendere l’importanza della medicina di genere e permetta all’Europa di diffondere le migliori prassi in materia e farsi portatrice di questa missione. Il parlamento Europeo”, conclude Gentile, “farà la sua parte per diffondere un approccio sensibile al genere nelle politiche comunitarie”.

Durante l’incontro si è sottolineato come la medicina di genere stia acquisendo sempre più importanza nelle pratiche cliniche dell’Unione Europea. L’approccio della medicina di genere, come è noto, tende a rendere concreto il principio di appropriatezza delle cure. Purtroppo in Italia più di venti sistemi sanitari diversi, corrispondenti a regioni e province a statuto speciale, che, in materia di sanità, esercitano un’autonomia gestionale, non permettono una uniformità organizzativa e possono favorire disuguaglianze. Si dovrà lavorare per cercare di rendere omogenee le varie situazioni. La formazione di tutte le persone coinvolte nel sistema sanitario e sociale diventa quindi la chiave di volta di una metodologia basata sul genere. La formazione infatti è un aspetto rilevante del disegno di legge presentato dall’On. Boldrini. Fare “genere” significa fare “guerra alle disuguaglianze”. Si è inoltre discusso molto sugli aspetti metodologici della ricerca. Negli studi clinici è necessario avere una metodologia diversa che tenga in considerazione vari fattori quali lo status sociale e il livello di istruzione, parametri che notoriamente influenzano in modo inversamente proporzionale la salute. L’applicazione di un “paradigma trasformativo” che combini ricerca biomedica e psicosociale è ormai fondamentale.